Commémoration Piero Gobetti

Piero Gobetti est un penseur libéral italien né à Turin le 19 juin 1901 et mort tragiquement à Paris le 16 février 1926. Il crée de nombreuses revues: Energie Nove (1918-1920) alors qu'il est étudiant; La Rivoluzione liberale (1922-1925) qui cesse de paraître interdite par le gouvernement fasciste; Il Baretti (1924) supplément libéral militant de la Rivoluzione Liberale. Il fonde très vite sa maison d'édition. La devise de la maison était : che ho a che fare io con gli schiavi (Qu'ai-je à faire, moi, avec les esclaves). Il publie, outre ses propres ouvrages, une centaine de volumes en trois ans : oeuvres de Luigi Einaudi, Giovani Amendola, Gaetano Salvemini, Francesco Nitti, Luigi Sturzo entre autres avec des ouvrages de littérature. En 1925, il envisage de créer une maison d'édition à Paris pour publier des livres en français mais de portée européenne.En décembre 1925, il s'exile à Paris, où il est accueilli par Francesco Nitti, mais souffrant beaucoup des suites de son agression, il tombe gravement malade et meurt dans une clinique où il a été transporté d'urgence. Il est enterré au Père-Lachaise près du mur des Fédérés.

 

En occasion de la commémoration de la mort de Piero Gobetti, une délegation de la Maison d'Italie a visité le cimitière Père-Lachaise. La Direction de la Maison a aussi reçue une lettre de Carla Gobetti avec un texte inédit de Piero.

 

Torino, 15 febbraio 2008

Sono molto lieta della visita e dell’omaggio che Voi renderete domani al giovane Piero Gobetti. Idealmente mi sento con voi e partecipo con simpatia alla vostra iniziativa.

Mi farebbe molto piacere se Voi poteste leggere [per l’occasione] una pagina di Piero che non fu scritta per essere pubblicata. Essa fu trovata in un taccuino, che egli portò con sé a Parigi: si tratta di una confessione che rivela l’intimità dell’animo suo. Mi riferisco al Commiato, scritto da Gobetti mentre lascia Torino per l’esilio, che inizia con queste parole: “L’ultima visione di Torino: attraverso la botte di vetro traballante che va nella neve: dominante l’enorme mantello del vetturino (che è l’ultima sua poesia). Saluto di nordico al mio cuore di nordico”. In questa pagina con pochi tratti, secondo me, rivela la sua natura profonda: “Non m’importano i risultati perchè li accetto come misura della mia azione, di me (un’altra misurazione della volontà sarebbe complicata e impossibile). Il segno: essere se stessi dappertutto. Naturalmente non bisogna [essere] isterici e si può essere tranquilli solo se non si cercano delle conferme. La concezione della vita come serie di esami è stupida: tutto si riduce invece all’aver credito, al non aver bisogno di esami perchè si è qualcosa (si intende sempre socialmente)”.

“Essere se stessi dappertutto”. Mi sembra questo il messaggio più autentico che, con la propria coerenza, il giovane Piero lascia ai giovani d’oggi.

Con amicizia

Carla Gobetti

Un très grand merci au Centre Piero Gobetti de Turin (www.centrogobetti.it)